Sostenere, oggi, che le parole di Andy Warhol, “In the future everyone will be world-famous for 15 minutes”, sembrano suonare quasi obsolete non è un azzardo: la diffusione capillare dei social network fornisce a chiunque lo voglia la possibilità di ritagliarsi uno spazio in evidenza tra le maglie del suo pubblico, nell’internet.
E sulla polvere della profezia del signore della Pop art oggi più che mai questo mondo ridisegna i suoi confini, come accade storicamente, sistematicamente, al profilarsi delle svolte epocali: il Metaverso è dunque realtà.
Prerogativa dell’uomo è il desiderio di trascendenza, tanto che fin dalla notte dei tempi alziamo gli occhi al cielo, secondando lo slancio archetipico che ci proietta in un oltre, indefinito, ma non indefinibile tout court. Anzi. Dai presocratici al telescopio James Webb, passando, tra i tanti e tanti altri, per Galileo Galilei, il minimo comun denominatore resta identico: aspirare incondizionatamente all’oltre, là dove i limiti dello stesso universo non possono che sfumare. Oltre l’universo, quindi; nel Metaverso allora, «parola macedonia modellata sull’inglese metaverse, formato dal prefisso meta– ‘con, dietro, oltre, dopo’ e il sostantivo (uni)verse ‘universo’», è l’etimo che ne suggerisce l’Accademia della Crusca.
Un Metaverso, non il Metaverso: non v’è certezza di un solo universo, con la teoria degli universi multipli. Ad maiora.
Ma qual è il messaggio ultimo della voce stentorea che appartiene ai presocratici, a Galileo Galilei e al telescopio James Webb insieme? Un climax di certo ascendente, che rende scientificamente immaginabile la presenza di nuovi mondi. E come raggiungerli, noi, che non disponiamo della velocità della luce, di quella stessa luce che impiega 8 minuti a raggiungere la Terra dal Sole, coprendo una distanza pari a 152 milioni di chilometri?
Noi, uomini relativamente piccoli, particelle aggregate e tenute assieme dalla forza di gravità, ancorati su una sfera che, per quanto grande, risulta essere, in definitiva, un granello di sabbia nell’universo. Relativamente piccoli, perché non difettiamo in grandezza: c’è mai stato chi abbia affermato senza tema di smentita, una volta per tutte, evidenziandoli, dimostrandoli, tutti i limiti della nostra mente?
No. Tutt’altro. Menti illuminate, da sempre, dacché mondo è mondo, producono realtà, nella misura in cui riescono a vedere l’invisibile, anticipandone il concretarsi, di là a venire. È l’ambizione, dal latino ambire «andare attorno», composto di amb– «attorno» e ire «andare». Un moto circolare e inesausto che di epoca in epoca si serve di strumenti nuovi: allo stato dell’arte le potenzialità del digitale non prevedono un punto d’approdo. Tutto un mondo, vien da dire, ed è proprio così: il Metaverso, dicevamo, è realtà; Mark Zuckerberg è il suo demiurgo. Padre assai orgoglioso, se arriva a dichiarare che la sua creatura sarà talmente reale che per le persone, per noialtri, Metaverso e realtà, appunto, saranno pressoché indistinguibili.
Forme embrionali di Metaverso avevano comunque già fatto la loro comparsa, nel 1992, per esempio, con il romanzo Snow Crash di Neal Stephenson, in cui l’autore con il termine di nuovo conio metaverso indica uno spazio virtuale tridimensionale in cui le persone, con i propri avatar, si muovono liberamente e interagiscono; nel 1993, con il videoclip Amazing del gruppo musicale hard rock Aerosmith, basato sulla possibilità di vivere un’esperienza virtuale ma vera attraverso l’uso di dispositivi digitali integrativi; nel 1995, nel film Strange Days diretto da Kathryn Bigelow, in cui un dispositivo, lo SQUID, capace di decifrare esperienze altrui registrate su clip, se indossato permetteva a chiunque di riviverle, fino in fondo, sinesteticamente.
Sia come sia, un nuovo mondo si accosta al nostro, e ne calca la struttura: Mark Zuckerberg, consapevole del raggiunto livello di saturazione del mercato, muove con passo deciso alla conquista di un posto in prima fila nel mercato, nell’economia del Metaverso. Nella Metaverse Economy.
Nel 2014 acquisisce per 2,3 miliardi di dollari Oculus VR, LLC, e Oculus diviene quindi un marchio di Facebook Technologies, LLC, una consociata di Meta Inc.: in una parola, Mark Zuckerberg produce visori per la realtà virtuale, gli strumenti per accedere a tutti gli effetti nel Metaverso.
Imprenditorie visionario, Mark Zuckerberg apre nuove strade, le rende percorribili, offre nuovi standard, diventa termine di paragone, e non che sia da tutti. Ma tutti – e qui sta la grandezza della visione – possono diventarne parte attiva. Mark Zuckerberg produce realtà, e la diffonde.
Una realtà il cui mercato, la cui economia, attualmente si alimenta di NFT – celebre il caso Bored Ape –, di blockchain, di crypto valute. E non che manchino le zone d’ombra, se si pensa a quella che la cronaca definisce la prima truffa crypto di una società italiana, di Silea, nella provincia di Treviso. Ma, a ben vedere, non ha ragion d’essere l’equazione NFT-truffa, del resto appannaggio di interpretazioni povere, semplicistiche, da complottismo della prima ora. La diffidenza, in attesa dietro l’angolo, non ha i numeri per contenere l’onda dell’evoluzione.
Perché c’è chi, fortemente attratto dal fascino delle possibilità che si intravedono sulla linea – sia anche di pixel – dell’orizzonte, desidera lasciarsi prendere dal vento del cambiamento, che sposta sempre più in là il confine, il limite. Con l’intento di migliorare la propria vita, e quella degli altri.
Quando nel 2010 noi di Società Editoriale Grafiche AZ decidemmo di aprire gli account Facebook, LinkedIn e Twitter, ci fu chi sorrise della scelta, dandole poco credito.
E dodici anni dopo, oggi, eccoci invece qui, a condividere con voi, con questi stessi mezzi, il nuovo scenario della Metaverse Economy.
Nel quale abbiamo tutta l’intenzione di essere protagonisti: nel nostro cantiere si lavora senza soluzione di continuità, i progetti si susseguono, e presto prenderanno forma.
Siamo certi che riusciremo a stupirvi! Voi, però, restate nella nostra scia, continuate a seguirci: e Grafiche AZ non tarderà a battere i suoi colpi!
Ma dimenticavamo: siate i benvenuti nella Metaverse Economy…
E diteci un po’, che cosa ne pensate del nostro nuovo logo AZ Neon, qui di fianco?
Fateci sapere, ci teniamo eccome al vostro parere!
Grazie!