Come è ormai noto a chi ci conosce – e da parte nostra il desiderio che il nome di Grafiche AZ continui a diffondersi è più che mai vivo, fucina inesauribile di idee e progetti –, osserviamo il culto del colore e delle tecniche di stampa, e le nostre antenne sono costantemente protese nel tentativo di captare ogni segnale utile a incrementare il bagaglio delle nostre abilità professionali. Si tratta di tenere desta l’attenzione, spendendosi nella ricerca, sposando le innovazioni. E interpretando i mutamenti che da diverso tempo a questa parte sono all’ordine del giorno. Diventa quindi necessario saper espandere e affinare il proprio sguardo: con gli occhi giusti è possibile intuire il sole e l’orizzonte ancor prima che si palesino.
Del resto la luce e i colori sono i protagonisti indiscussi del nostro lavoro, e noi di Grafiche AZ da oltre mezzo secolo non facciamo altro che corteggiarli… Ed è spesso capitato che l’amore e la passione siano stati ricambiati. Meravigliosamente.
Non a caso, di recente, durante l’edizione 2022 della Bologna Children’s Book Fair, siamo intervenuti, con i nostri Leonardo Aldegheri e Mirco Dionati, nell’incontro Fluo Books, voluto dall’Accademia Drosselmeier e dalla Cooperativa Giannino Stoppani. E insieme alle moderatrici Grazia Gotti e Petra Paoli, curatrici del Fluo-Lit up Books exhibition, a Sabine Louali di Éditions des Grandes Personnes, e alle illustratrici Gaby Bazin e Alice Piaggio, abbiamo avuto il piacere di condividere e di rendere evidenti – è proprio il caso di dirlo… – le potenzialità della tecnica di colorazione Fluo. In una parola, tutto un mondo, da esplorare fino all’ultima goccia di colore.
Ma per intendere al meglio la tecnica di colorazione Fluo è il caso di scomodare – ma non troppo, non temete… – qualche nozione di ottica.
Quella parte della fisica che studia la natura della luce e i fenomeni a essa legati ci dice infatti che il colore, di per sé, non esiste. Perché il colore altro non è che la percezione che l’occhio ha delle radiazioni elettromagnetiche che rientrano nello spettro visibile: a dare il colore, i colori, è quindi la rifrazione della luce. L’occhio umano percepisce solo le lunghezze d’onda delle radiazioni elettromagnetiche in una scala di valori che va dai 430 ai 770 megahertz. Il che equivale a dire che la sua capacità di percepire i colori è limitata: quando infatti i nostri occhi si posano su un colore fluorescente, appartenente quindi a radiazioni elettromagnetiche che non rientrano nello spettro visibile, ne percepiscono la luminosità, la vivacità, ma non la sua effettiva natura.
A meno che non si impugni una lampada di Wood, conosciuta anche come luce nera o lampada UV, e si diriga il suo fascio di luce proprio sul colore fluorescente. O su vernici, pigmenti e inchiostri fluorescenti, in ogni caso su sostanze che abbiano tra le loro componenti i composti del fluoro.
È il momento in cui si innesca un processo strabiliante: la lampada di Wood, con la radiazione incidente del suo fascio di luce, eccita, nella sostanza fluorescente, l’elettrone meno vicino al nucleo dell’atomo, facendo sì che l’elettrone stesso effettui un salto energetico, per poi ritornare, nello spazio di qualche nanosecondo, alla sua posizione di origine, al suo stato precedente, in un passaggio tecnicamente chiamato decadimento. Ed è proprio nella fase di decadimento che l’elettrone emette una luce, una lunghezza d’onda, la fluorescenza, questa sì percepibile dai nostri occhi. Spenta però la lampada di Wood, l’occhio umano non avrà più alcuna percezione del fenomeno della fluorescenza.
Non così invece nella fosforescenza: nelle sostanze che hanno tra le loro componenti i composti del fosforo, l’energia sviluppata con il salto dell’elettrone viene restituita lentamente, emettendo una luminosità percepibile dai nostri occhi, perché rientrante nello spettro visibile, anche in assenza di un fascio di luce che la colpisca.
E a questo punto proviamo a immaginare lo stupore di un bambino di fronte a un albo illustrato realizzato con la tecnica di colorazione Fluo… La meraviglia nei suoi occhi si arricchirà pagina dopo pagina, magari seguendo il ripetersi di un dettaglio fluo, o le particolarità fluo di un certo personaggio, o ancora nell’addentrarsi, tavola dopo tavola, cullato dalle parole, in un’ambientazione sempre più fluorescente, un climax di emozioni e luminescenza che non dimenticherà tanto facilmente. Anzi, c’è il rischio che non possa più farne a meno! E ben venga!
Non è infatti da sottovalutare la valenza narrativa del fil fluo, a conti fatti uno strumento ulteriore capace di rendere l’esperienza della lettura di un albo illustrato ammaliante, magica. Unica. Un incanto nell’incanto.
E d’altra parte la scelta di adottare la tecnica di colorazione Fluo sa essere di ricercatezza estetica, una mossa decisiva se si dovesse avere in primis l’obiettivo di catturare l’attenzione, dando quindi al prodotto quel tocco, quell’eccezionalità, capace di stagliarlo dall’uniformità piatta e quindi tutt’altro che affascinante di un ipotetico sfondo: i colori fluorescenti saltano all’occhio anche senza essere colpiti dal fascio di luce della lampada di Wood, se pur, sia chiaro, in misura minore.
Noi di Grafiche AZ non potevamo di certo sottrarci dal sondare le potenzialità della tecnica di colorazione Fluo, e nel percorso conoscitivo di tale mirabilia abbiamo fatalmente incrociato l’Accademia Drosselmeier, e l’incontro Fluo Books, tenutosi durante la Bologna Children’s Book Fair, ne è stata la dimostrazione: avere modo di condividere e diffondere la passione per il proprio lavoro, e l’entusiasmo, è, siamo sinceri, a dir poco appagante.
E, da bravi seguaci del culto del colore e delle tecniche di stampa, proviamo qualcosa di simile all’esaltazione nell’ascoltare le parole del nostro Responsabile Tecnico del reparto Prepress, Mirco Dionati, che riferendosi con esattezza chirurgica agli inchiostri Fluo e al loro utilizzo «su bicromie, quadricromie o esacromie combinate», sostiene che, «a lavoro finito», il lettore viva «una duplice esperienza», con, da una parte, «in condizioni di luce normali», il piacere di «assaporare colori molto più intensi e luminosi rispetto allo standard» e, dall’altra, «al buio, munendosi di una lampada di Wood», quindi nell’istante in cui gli inchiostri fluo rilasciano «l’energia ultravioletta precedentemente assorbita», la sorpresa per una «visione unica e straordinaria», per grandi e piccini!
E nella scia di colore di Mirco, noi di Grafiche AZ abbiamo in programma di realizzare altri test a supporto della tecnica di colorazione Fluo, e non potrebbe essere altrimenti!
Restiamo quindi a vostra completa disposizione, soprattutto se voi, editori, illustratori, addetti ai lavori o appassionati, desideraste saperne di più: lo staff di Grafiche AZ non lesina affatto informazioni e approfondimenti!
Contattateci pure, e vi introdurremo molto ma molto volentieri nel mondo della tecnica di colorazione Fluo… Ne vale proprio la pena, lì c’è sempre l’arcobaleno!
Ah, la lampada di Wood la portiamo noi, non preoccupatevi!
Un ringraziamento particolare va a Petra Paoli dell’Accademia Drosselmeier, a cui si deve anche la felicissima espressione fil fluo, e a Mirco Dionati di Grafiche AZ: senza il loro preziosissimo contributo non sarebbe stato possibile stendere le righe di cui sopra. Grazie di cuore.