Lo spirito Yaku è stato chiaro, a Maripura l’acqua non mancherà più, a patto che di notte non si attinga alla fonte: chiunque dovesse farlo perderà ciò che possiede di più prezioso.
Spetta alla piccola Samina diffondere le parole di Yaku, che di notte «sogna altra acqua e altre correnti, e per questo non deve essere disturbato!».
E quale meraviglia per gli abitanti di Maripura svegliarsi e trovare acqua a profusione, «l’acqua nata dai sogni di Yaku durante la notte», e proprio nella loro stessa terra, fino a quel momento triste preda di siccità e polvere.
Negli anni la voce dell’acqua di Maripura si sparse, e alla fonte giunsero a dissetarsi anche dai paesi vicini, e «l’acqua bastava anche per loro».
L’idillio però era destinato a rompersi, perché l’ombra che furtiva si aggira tra le prime pagine di Maripura e il dono dell’acqua, scritto da Chiara Carminati, illustrato da Pia Valentinis, edito da Edizioni Lapis e stampato da noi di Società Editoriale Grafiche AZ, romperà il patto tra gli abitanti del paese e Yaku, lo spirito dell’acqua.
Beliano infatti per sette notti di fila sottrarrà acqua alla fonte, prosciugandola, con l’intento di venderla e arricchirsi, facendosi pure beffe della predizione di Yaku, «tutta fuffa, inventata da una bambina con troppa fantasia!».
E gli abitanti del paese, costretti a scambiare le loro monete con l’acqua della cisterna di Beliano, si ridurranno presto in povertà, «tutto soffre, tutto muore intorno a loro».
Sarà ancora Samina a parlare con Yaku, «dove sei, spirito amico? Perché a Maripura non c’è più acqua, neppure per le lacrime?».
«Qualcuno ha rotto il patto, Samina», le risponderà Yaku, «Qualcuno si è preso i miei sogni durante la notte».
I due, come già durante il loro primo incontro, giocheranno a morra.
La punizione di Yaku non si farà attendere, e Beliano prima perderà ciò che aveva di più prezioso, e dopo, solo grazie all’intercessione di Samina, impietosita, lo riavrà indietro, ma in tutt’altra forma.
Nel mezzo, finalmente un temporale, e di nuovo acqua in abbondanza, che «riempì le rocce e la fonte di Yaku, che ricominciò a sognare sogni d’acqua di notte e a ridare vita alla fonte di tutti di giorno».
Maripura e il dono dell’acqua è un racconto senza tempo, almeno nella misura in cui sembra guardare ai testi sacri del passato, per i toni e l’ambientazione – le illustrazioni sono a dir poco evocative, quasi un viaggio nella Palestina della Bibbia –, e parlare al presente e per il futuro, sensibilizzando sul grande tema della conservazione del pianeta, e, necessariamente, di uno tra i suoi beni primari, l’acqua.
Bellissimo, e per tutti. E, allo stato dell’arte, per certi versi fondamentale.